Archivio memoria: aperto!

Tutor: Martina Brizzi

Esperto: Laura Giustozzi

Il progetto ha coinvolto gli alunni di Scuola Secondaria di primo grado. Sono stati guidati ad una ricerca azione in archivio e in biblioteca alla scoperta degli intrecci che legano passato e presente e della narrazione di memorie condivise. Gli studenti hanno imparato quindi a leggere il Paesaggio e il Patrimonio culturale attraverso l’interpretazione di fonti storiche documentarie locali, di fonti storiche primarie e la raccolta di memorie viventi. La documentazione raccolta pertinente al patrimonio immateriale sarà poi trasmessa alla Sovrintendenza che potrà disporne per l’eventuale realizzazione di specifiche schede di catalogo ICCD.

In visita all’Archivio Diocesano di Pennabilli

All’esterno l’Archivio Diocesano si presenta  stretto fra le mura di una ripida via nel centro storico di Pennabilli. Appena entrati, davanti a noi un corridoio di ingresso divide la struttura bibliotecaria in due sale, una dedicata a ragazzi e bambini più piccoli, e l’altra in cui sono contenuti  libri e documenti storici. Al piano inferiore si trova l’archivio, parte fondamentale dell’edificio, che gli attribuisce grande importanza. Quest’ archivio infatti possiede documenti e materiali antichissimi , rari e speciali , e che grazie alle opere di tutela e valorizzazione di questo luogo sono consultabili ed accessibili a tutti. Ad ospitarci nel corso delle nostre ricerche c’è una sala in cui tutti possono andare a consultare o a leggere libri con comode sedie e un bellissimo panorama al di fuori. Tra i diversi documenti esaminati abbaimo visto un meraviglioso Cabreo. E’ stata una fantastica esperienza grazie alla quale siamo tornati indietro nel tempo ed immergerci all’interno di un avventura del entusiasmante. 

Eleonora Cedrini

In visita all’archivio storico di Pennabilli 

Appena entrati nell’archivio comunale,il professore Saul Fucili,vestito da Anton Maria Zucchi Travagli,ci ha spiegato la sua storia,uno scrittore mancino con una brutta calligrafia,infatti le cose da lui scritte sono state molto difficili da capire,sia dagli archivisti che da noi. Divisi in diversi gruppi, abbiamo provato a leggere i documenti di Zucchi Travagli,e a capirne il significato; è stato abbastanza difficile,infatti abbiamo richiesto più e più volte l’aiuto di Laura, l’esperta archivista. In questi libri abbiamo visto alcuni “ghirigori”alla fine delle pagine,come se fosse stato un divisorio.

Sofia Santini

Quando siamo entrati nella stanza comunale abbiamo trovato il prof. Saul che imitava Zucchi Travagli. Sul tavolo era situato un grande libro con gli statuti di Pennabilli, il calamaio che conteneva  l’ inchiostro che doveva essere adoperato per scrivere e due candele usate per fare luce. Il professore ha cominciato a parlare e a scrivere e ci ha spiegato il contesto. E’ stato molto simpatico assistere a quella scena che è stata recitata in maniera eccellente.   Subito dopo ci siamo divisi in gruppi per analizzare dei libri settecenteschi e per capire di cosa parlavano. E’ stato molto interessante capire le problematiche del tempo e i vari provvedimenti che venivano presi anche perché non sono cose che possiamo fare tutti i giorni ed è stata una grande opportunità.

Caterina Giannini

La biblioteca diocesana

Il 26 di Febbraio 2019 insieme al gruppo PON “Archivio memoria: Aperto!”, accompagnati da Giustozzi Laura e alla Prof Brizzi Martina ci siamo recati alla Biblioteca di Pennabilli. E abbiamo fatto una cosa molto speciale: osservato dei libri molto antichi, tutto questo è stato possibile grazie a Laura che ci ha aiutato a vivere a pieno quest’ avventura. Dopo esserci seduti tutti intorno ad un grande tavolo l’esperta ci ha portato diversi oggetti. Come prima cosa abbiamo osservato i caratteri mobili, che sono le lettere dell’alfabeto incise su delle piccole piattaforme di legno o di ferro. Si utilizzano per scrivere le frasi e bisognava mettere le lettere al contrario, da destra verso sinistra, su un foglio e poi pressare e così si otteneva la scritta. Le persone che si occupavano di questo mestiere venivano chiamati “ gli stampatori “. Dopo di che ci ha portato diversi libri antichi di diverse dimensioni, il primo libro che ci ha fatto vedere era molto particolare, perché il frontespizio era molto decorato, si poteva subito notare  il nome della casa editrice, al centro della pagina c’era un disegno molto appariscente, rappresentava un gatto che mangiava un topo simbolo del fatto che non bisogna fidarsi troppo delle altre persone, in fondo c’era la firma del possessore del libro, infine , un’altra cosa molto importante era che c’erano parole sia in nero che in rosso e questo voleva dire che era un libro costoso perché per dargli il colore rosso bisognava passare il libro due volte sotto alla macchina che lo avrebbe colorato. Ogni libro conteneva ben due beni culturali perché un bene era il libro stesso e l’altro erano che le copertine venivano rinforzate con materiali che consideravano di riciclo ma per noi sono molto importanti perché in un libro ad esempio era stata utilizzata un’antica pergamena Medievale. In un secondo momento abbiamo osservato un libro per noi ragazzi unico nel suo genere, perché al suo interno conteneva sia i canti della messa che i testi, anche questo era in rosso e nero ed è bene culturale, ma non un semplice bene, uno molto importante, perché al suo interno c’erano dei disegni molto  particolari chiamati stampe. In un libro c’erano degli esempi di censura, si potevano vedere delle pagine che erano state tagliate, alcune ricoperte con dei fogli per nascondere il testo e infine delle frasi erano state cancellate con una specie di scolorina. In un altro libro che era il commento di Erasmo da Rotterdam erano state cancellate a penna delle frasi. Infine gli ultimi due libri erano particolari, perché li aveva inventati Manuzio ed erano tascabili. Abbiamo anche visto il volumetto dell’Indice dei Libri Proibiti. Questa esperienza ci è piaciuta molto e c’è’ l’ha porteremo per sempre nel cuore.

Martina Agostini e Valentina Guerra.

Anche un diario può diventare storia!

 Il giorno 20 novembre 2018 ci siamo recati al “Piccolo museo del diario” a Pieve Santo Stefano. Esso è un luogo dove qualsiasi persona può recarsi e portare il suo diario. Abbiamo trovato diari classici scritti su carta ma anche scritti in modo alternativo. Infatti una signora di nome Clelia Marchi consegnò il suo taccuino in un modo un po’ diverso, annunciò al direttore del museo della sua consegna e successivamente tirò fuori dalla sua borsa un enorme lenzuolo completamente scritto con inchiostro nero. Saverio Tutino, il fondatore, ne rimase fin da subito colpito. Immediatamente accettò l’idea, successivamente mise “ l’agenda” dentro ad una teca e incominciò a copiarla. Dalla sua copiatura ne venne fuori un libro: “Il tuo nome sulla neve”. Clelia scrisse il suo diario dopo la morte di suo marito, era piena di tristezza, rabbia non riusciva a sopportare quella perdita. Decise, poiché aveva solo un piccolo pezzo di carta, di sfogarla gettandola tutta su un lenzuolo, il lenzuolo nel quale aveva passato 56 anni,  la maggior parte della sua vita, insieme al suo innamorato.  Quando il marito morì in un incidente, Clelia era già anziana e iniziò a trascrivere la storia della sua vita su un lenzuolo a due piazze, divisa in righe numerate, affinché  non si perdesse nulla di quel racconto sul filo della sincerità.

Sara Mazzini